5 Dic 2024

Luca 7,36 – 8,3

Il vangelo di Luca è conosciuto come il vangelo della misericordia.
Luca, in Gesù, sottolinea l’ atteggiamento di accoglienza del peccatore, la sua compassione, segno dell’amore di Dio: Padre e Madre.
Nella scena che abbiamo ascoltato si intravedono tre persone:
– La donna peccatrice: appare all’improvviso: non dice niente, ma esprime con molteplici segni il suo vissuto interiore doloroso. Luca non si ferma a verificare perché quella donna era una peccatrice, quale era la sua vita passata. Non ci dice neppure che cosa pensava, sentiva, voleva, che significato avessero i suoi gesti. Presenta soltanto gli atti esterni: il pianto, il profumo, l’umiliazione di lavare con le lacrime i piedi di Gesù, asciugarli con i capelli, e baciarli…
La vita di questa donna non è stata facile, ha vissuto una tragedia da spezzarle il cuore e, a modo suo, chiede a Gesù la salvezza, non con parole, ma con gesti eloquenti.

– Il fariseo: rappresenta l’uomo riuscito nella religiosità, o, meglio, l’uomo che crede di essere riuscito. I farisei erano pietosi, si preoccupavano di capire ed eseguire la volontà di Dio, studiavano le scritture, facevano digiuni e penitenze. Non tutti erano ipocriti, molti erano sinceri nella loro ricerca di Dio. Il loro problema consiste nel non capire che le persone sono più importanti delle istituzioni, delle norme, delle stesse Scritture Sante.
La frase del fariseo è molto interessante per quello che non dice: «Se costui fosse un profeta saprebbe che questa donna è una peccatrice», e sottolinea ancora : «la donna lo tocca». “Oh quale orrore!, sembra dire, una peccatrice sta toccando i piedi di Gesù!” Quasi fosse una lebbrosa da cui bisogna allontanarsi per non contaminarsi.
Quello che il fariseo non dice è: «un profeta vero non può mescolarsi con i peccatori, deve tenersi lontano dalla impurità che queste persone portano».

– Gesù: col suo modo saggio di avvicinare le persone, racconta una parabola, una molto facile, quotidiana: due creditori perdonati, il più graziato amerà di più.
Questo manca al fariseo: mettere al primo posto l’amore. «Amore» qui non è soltanto una bella parola che rimane per aria. «Amore» è accoglienza concreta di quella donna peccatrice. E non solo accoglienza; Gesù presenta quella donna, la peccatrice, come modello di condotta del fariseo, giusto e religioso. Gesù sta provocando il fariseo con parole molto semplici e sta provocando anche noi: quella persona che tu rifiuti perché peccatrice, forse può essere la tua maestra per insegnarti ad amare.

La scena finisce con il perdono dei peccati. La donna non ha chiesto nulla, ma Gesù sa di che cosa ha bisogno. Il perdono è la caratteristica propria dei rapporti tra i cristiani. Non è perfezione nella bontà, né l’amore senza difetti. Non siamo spiriti puri. La vita cristiana normale è quella di sbagliare e tornare indietro, è quella di peccare ed essere perdonato, è quella di subire il male e perdonare con tutto il cuore.
Sembra che Gesù ci stia dicendo: “ Vuoi vivere come cristiano? impara a perdonare”.
E «perdonare» non è un semplice: qui non è capitato niente; al contrario: perdonare è riconoscere che è successo qualcosa di male. Infatti, quando Gesù perdona, carica su di sé le ire dei presenti, rivolte prima contro la donna. E sappiamo che, alla fine, queste inimicizie lo porteranno alla croce. Gesù lo sa, poteva stare zitto e risparmiarsi l’opposizione dei potenti. Lui sa che perdonare è caricare su di sé il peccato degli altri. È proprio questo che lui fa, ed è questo che ci insegna a fare.

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