13 Oct 2024

Matteo 5,38-42

La classica frase «occhio per occhio, dente per dente», è in realtà una norma molto antica. Di fronte alla vendetta spontanea, arrabbiata, smisurata, questa legge prevede una «vendetta controllata», più «giusta».
Gesù propone invece di non rispondere alla violenza con violenza, ma con un amore inimmaginato: porgere l’altra guancia, lasciare il mantello, accompagnarsi per due miglia…
Ancora una volta, non bisogna fare una interpretazione letterale.
L’atteggiamento che propone Gesù non è frutto di debolezza, non chiede di accettare l’ingiustizia per sé stessa; chiede di costruire una giustizia più grande, basata sul perdono e non sulla punizione, nel desiderio di invitare il «malvagio» ad aderire al bene.

Soltanto gli uomini e le donne forti sono capaci di rispondere con bene il male. Di solito, quando subbiammo il male, quando qualcuno fa qualcosa contro di noi, la reazione spontanea che ci viene è la de rispondere con altro male: alcuni pensano alla vendetta, altri tolgono il saluto e non parlano più con quella persona… (ricordate pochi giorni fa, quando parlavamo di non uccidere?…)

Le persone veramente libere, non si lasciano dominare di quello che gli altri fanno, ma decidono per se stessi fare del bene.

Paolo nella prima lettura presenta il suo ministero come testimonianza davanti al mondo: accettando le tribolazioni e sofferenze, ma con molta fermezza.
C’è da chiedersi:“Dove prende Paolo la forza?” Dalla consapevolezza che la salvezza di Dio è già con lui. Il profeta Isaia diceva «Al momento favorevole ti ho esaudito, e nel giorno della salvezza ti ho soccorso». Paolo vede realizzata questa parola: «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza».

Lui parla in presente, para di «ora». Questa sua forte speranza e anche testimonianza e stimolo per noi.

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