17 Abr 2025

Che cosa dobbiamo fare? (Luca 3,10-18)

[Vangelo della Domenica, 16 Dicembre 2012]


Luca 3,10-18:

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Giovanni Battista, il profeta della forza di Dio, è di nuovo il protagonista del vangelo della terza domenica di Avvento. Siamo in un tempo di preparazione spirituale per la celebrazione del Natale; è un tempo per pregare e meditare la Parola di Dio, per chiederli che Spirito Santo ci illumini… ma anche per concretizzare in azioni questa crescita spirituale. La lettura di oggi insiste molto proprio su questa domanda «che cosa dobbiamo fare?», ripetuta ben tre volte.

Non basta con un Avvento basato sulla preghiera e gli atteggiamenti interiori, pur sempre necessari. Dobbiamo chiederci come il Vangelo promuove la nostra operatività quotidiana. Se noi cristiani non ci comportiamo con onestà, carità e giustizia, non serve a niente portare una croce al collo e una immagine della Madonna nel portafoglio.

Le risposte di Giovanni Battista sono molto perentorie e specifiche: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Inoltre, le sue proposte cercano di adattarsi alle situazioni della gente comune: i pubblicani, che hanno sempre la grande tentazione di gonfiare le cifre delle commissioni; i soldati possono facilmente abusare del loro potere. A questi due gruppi chiede onestà e, di nuovo, giustizia.

Con pochi tratti, l’evangelista Luca fa una proposta di società molto approfondita, sulla base dell’onestà, la fraternità, la condivisione, la generosità: una società, insomma, senza ingiustizia, senza ansia di possedere e accumulare, senza avidità e desiderio di potere; una società in cui tutti lavorano insieme come meglio possono, dove nessuno si sente spostato, oppresso o schiavo.

Il primo compito che ci chiede la lettura di oggi è quello di proporsi la stessa domanda: «che cosa dobbiamo fare?» Ogni persona, dalla propria situazione, attività, professione e vocazione, può essere onesta, giusta, fraterna e generosa. Ogni persona, in base a quello che ha, quello che fa, quello che è in grado di contribuire, avrà la risposta da Dio attraverso la sua Parola, la comprensione dei bisogni che ha intorno, delle persone con cui lavora e condivide la vita. Nessuno può dimenticare che l’essere autenticamente cristiani tocca non solo ciò che crede, ma ciò che fa.

La seconda scena del vangelo di oggi non parla più di fatti ma di sentimenti. La gente viveva nell’attesa di un salvatore, di un liberatore che Dio stava per mandare. Giovanni riconosce il desiderio profondo della società del suo tempo e risponde con grande umiltà. Era così apprezzato che poteva usurpare il titolo di Messia, ma obbedì a Dio fino al martirio. Sapeva che il suo battesimo era soltanto un segno di perdono, una preparazione per il vero Messia, Gesù, che stava per purificare il popolo con lo Spirito Santo e il fuoco. Giovanni Battista è l’ultimo grande profeta dell’Antico Testamento. Lui pensa che Dio giudicherà con il fuoco purificatore. Gesù, invece, quando arriverà, ci parlerà di un fuoco di misericordia che lo condurrà a dare la sua vita sulla croce.

La società di oggi si nutre di grandi attese. Noi dobbiamo scoprirle, come fecce il Battista, per offrire il vangelo di Gesù, che è sempre lo stesso ma è sempre nuovo, nel linguaggio attuale e attraverso la testimonianza delle nostre vite… E questa è la parte più difficile!

(Domenica 3º Avvento – Ciclo C)
(Disegno: fano)

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