Ieri il Signore ci metteva in guardia dal desiderio di fare del male agli altri. Non basta non uccidere, anche i cattivi desideri distruggono la fraternità e rendono più difficile la felicità, così come Gesù la intende (quella delle beatitudini).
Oggi fa un passo avanti: anche il desiderio di possedere ci rende meno esseri umani. L’esempio nella lettura è quello dell’adulterio «chiunque guarda una donna per desiderarla…». Il senso è più ampio: guardare una donna per possederla è segno di tutti gli sguardi che cercano di possedere gli altri o di possedere gli oggetti degli altri.
Ci sono parecchie e diverse forme di “usare” gli altri come oggetti. Possiamo desiderare gli altri anche per ricevere complimenti, per essere lodati, per sentirci pieni di autorità…
Quello che colpisce di più sono le metafore usate da Gesù come rimedio a questo male. Sono fortissime. Meno male che non dobbiamo interpretarle letteralmente! Gesù non ci chiede di cavarci gli occhi né tagliarci le mani. Questo è già un sollievo. Ma che significato hanno queste metafore per la nostra vita?
Gli occhi vedono e le mani prendono. Gesù riconosce che dentro di noi c’è un grande desiderio di possedere, che comincia dagli occhi che osservano, continua con il cuore che desidera e finisce con le mani che afferrano. Proprio lo stesso cammino fatto da Eva, all’inizio della Bibbia, quando vede il frutto proibito, lo desidera e lo prende.
Matteo, con queste parole scioccanti, ci suggerisce di controllare bene i nostri occhi: cosa guardano?, il nostro cuore: cosa desidera?; le nostre mani: verso dove tendono?
Non vorrei terminare questa omelia senza sottolineare che le cose che Gesù ci dice hanno sempre una valenza positiva. Noi di chiesa tante volte abbiamo sottolineato i pericoli presenti nel nostro cuore e nella nostra vita e abbiamo dimenticato di evidenziare che Gesù ci mette in guardia dai pericoli per portarci verso una felicità e una gioia molto di più abbondanti del nostro peccato.
La prima lettura di oggi viene in nostro aiuto con una frase molto conosciuta: abbiamo un tesoro in vasi di creta. È certo che le nostre vite sembrano spesso fragili e piccole, ma dentro di noi il Signore ha messo un tesoro di grazia che risplende molto più della nostra debolezza.